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Odiare la DAD? Ma se si apprende peggio, la colpa non è del digitale

L’elogio della presenza che da più parti viene fatto in questi giorni riguardo il ritorno a scuola è davvero la soluzione definitiva? Se c’è stato un peggioramento nelle performance degli studenti, è davvero tutta colpa della Dad? Sfatiamo qualche mito di Paolo Ferri

“A settembre si tornerà tutti in presenza”, la scuola deve essere solo in presenza, con il green pass per i docenti ma solo in presenza. Anche l’università si allinea, negli Atenei green pass anche per gli studenti e lezioni in presenza ma disponibili in streaming per alcune fasce di studenti (quelli affetti da Covid, i non vaccinabili, gli stranieri e in alcune università quelli residenti fuori regione). Ovviamente sono vaccinato e sollecito tutti a vaccinarsi al più presto ma siamo sicuri che questo elogio della presenza, anche se in sicurezza, sia davvero la soluzione per la scuola e l’università italiana?

Parrebbe così, ad una prima lettura dei dati INVALSI, resi noti il 14 di luglio sugli Apprendimenti rilevati nell’anno scolastico 2020-2021[1]. fatta salva la scuola primaria che ottiene risultati del tutto comparabili con quelli dell’anno scolastico 2018-2019.

Il risultato negativo della scuola italiana, o meglio della risposta della scuola italiana alla pandemia è evidente[2] sia nella scuola superiore di primo sia in quella di secondo grado. In due anni scolastici gli apprendimenti verificati in italiano e matematica hanno subito, in questi ordini di scuole una netta diminuzione, in particolare nella secondaria superiora.

Come vedremo, però, il paradosso statistico di Edward Hugh Simpson (Clifford H., Wagner, 1982) non si manifesta solo nel caso dei dati relativi al Sars Covid-19 ma anche in quello di quelli relativi all’uso delle tecnologie digitali nella didattica.

Rispetto ai nostri competitor europei e internazionali USA, Olanda e Inghilterra che hanno riscontrato un divario negli apprendimenti di circa due mesi di scuola[3], i dati italiani nelle superiori di primo e secondo grado sono peggiori. I test INVALSI delle studentesse e degli studenti delle scuole secondarie di primo grado mostrano “in italiano un perdita media di 4 punti, in matematica di 7 avrebbero dunque perso circa 2 mesi in italiano e 4 in matematica” rispetto al 2018-2019.

Figura 1. Peggioramenti in Italiano e matematica nel terzo anno della scuola superiore di primo grado (Fonte Presentazione Roberto Ricci Responsabile Area Prove INVALSI – Presentazione Risultati INVALSI 2021 (invalsiopen.it)

Più evidente è il tracollo della scuola superiore di secondo grado dove il divario “In media la diminuzione in italiano è di 10 punti e in matematica di 9: oltre 5 mesi equivalenti di scuola in meno rispetto alle coorti precedenti in entrambi i casi” (Gavosto. Romano, 2021).

Figura 2. Peggioramenti in Italiano e matematica nel quinto anno della scuola superiore di secondo grado Fonte Presentazione Roberto Ricci Responsabile Area Prove INVALSI – Presentazione Risultati INVALSI 2021 (invalsiopen.it)

Forti anche le differenze territoriali alcune regioni hanno il 70 per cento e più delle studentesse e degli studenti che è sotto il livello minimo (Puglia, Sicilia, Calabria e Campania) con un ritardo medio di 49 punti rispetto al Nord: oltre tre anni di scuola secondo lo stesso INVALSI. Sorprendentemente, poi, perdono terreno nei confronti della media anche le regioni del Nord-Est, storicamente le prime della classe (Gavosto. Romano, 2021). Il fatto è che i risultati delle prove dell’anno scolastico 2018-2019, senza il Covid, non erano affatto soddisfacenti nel confronto con gli altri paesi sviluppati anzi la scuola italiana dopo la lettura dei dati di allora era considerata dai ricercatori della Fondazione Agnelli un “malato grave” (Gavosto, Romano, 2019).

Il paradosso di Simpson, la scuola italiana e il digitale: tutta colpa della Dad!

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Mi chiamo Emiliano Onori, sono insegnante di italiano e latino e formatore. Vivo nella provincia di Perugia ma insegno in quella di Arezzo. Leggi tutto

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