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Animatori Digitali e Competenze: un matrimonio possibile!

ad competenze

Da quando è stata istituita la figura dell’Animatore Digitale (AD) si è fatto un gran parlare di problemi legati al compenso, di possibili conflitti con altre figure di funzioni strumentali e soprattutto si soluzioni legate al software o all’hardware da implementare nella propria scuola. A mio avviso questo è un modo completamente sbagliato di intendere la figura dell’AD. Se da un lato è vero che il miur ha coniato un nome forse poco felice (altrove ho parlato, ad esempio, di Animatore Didattico), è d’altro canto innegabile che ridurre questa figura ad un mero esecutore di scelte tecniche rischia di far naufragare un ruolo che potrà essere senza dubbio decisivo nel prossimo triennio. Se del resto si legge la stragrande maggioranza dei contributi presenti online legati alla figura dell’AD (ad esempio gruppi facebook, gruppi facebook regionali, gruppi google plus, siti dedicati, etc.) si potrà trovare riscontro di quanto affermato: la priorità principale di molti AD è, al momento, quella meramente tecnica e tecnologica (al momento la distinzione, pur fondamentale, non pertiene all’argomento in questione). Occorre, a mio avviso, spostare prima possibile il focus della discussione sulle metodologie, sulle pedagogie, sulle visioni didattiche e, più in generale, sulla funzione culturale e sociale della scuola piuttosto che avvilirci a sterili discussioni sugli strumenti da adottare, i quali non sono che l’ultimo problema, al momento. Non c’è dubbio, come più volte sostenuto da Maragliano, che opporsi al digitale sia ingenuo e antistorico; per altro la scuola ha il dovere, civico prima che culturale e disciplinare, di educare (anzi, prima di tutto, di educarsi!) al digitale, per offrire alle nuove generazioni strumenti per un affrancamento (e non asservimento) dalle nuove forme di potere che proprio del mezzo digitale si servono (in tal senso sarebbe opportuno e forse doveroso un ritorno a Foucault anche nel dibattito scolastico). Non si vuole qui combattere una guerra ciecamente ideologica contro le nuove tecnologie e le nuove figure istituite dal Ministero (come sembrerebbero fare alcuni interventi di Gianni Marconato, altrove brillante ed acuto). L’invito, in prima istanza, è dunque di non cadere nella trappola dello strumento, di non farsi ingannare da una illusione ottica (e culturale) secondo la quale gli strumenti, in sè, portino innovazione. L’innovazione, parrebbe inutile ribadirlo, viene dalle persone e dalle idee, non dai mezzi in quanto mezzi.

Chiarito questo vediamo quali strade potrebbero intraprendere quegli AD che volessero riportare il dibattito sul percorso delle pedagogie e non delle tecnologie. Una indicazione potrebbe essere quella dell’insegnamento per competenze. Per ora non entriamo nel dibattito circa i rischi di una scuola completamente schiacciata sulla didattica per competenze (in sintesi: il rischio principale è quello di addestrare gli studenti a quanto richiesto dal mondo del lavoro, quindi dal “potere”, a scapito del “pensiero critico” che mai può ridursi a singola competenza), dibattito che per altro andrebbe assolutamente riaperto data la delicatezza del tema (in nota suggerisco interessanti letture in merito). Ponendo dunque di affiancare alla didattica per nozioni una didattica per competenze, vediamo cosa potrebbe proporre un AD. Premettiamo, per semplicità di indagine, di considerare le 8 competenze chiave stabilite dalla Raccomandazione 2006/962/CE  (qui una sinossi)

1-Comunicazione nella madrelingua
2-Comunicazione nelle lingue straniere
3-Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia
4-Competenza digitale
5-Imparare ad imparare
6-Competenze sociali e civiche
7-Spirito di iniziativa e imprenditorialità
8-Consapevolezza ed espressione culturale

Quali attività, che coinvolgano Innovazione Didattica ed Uso del Digitale, potrebbero essere suggerite da un AD attento alle pedagogie e non solo al dato tecnico? Vediamo:

  • MODULI DISCIPLINARI IN PBL (PROBLEM BASED LEARNING) connessi alla competenza 3.
  • ATTIVITA’ EXTRA AULA (ad esempio CAMPI AMBIENTALI) in Learning by Doing connessi alla competenza 7
  • MICRO LABORATORI di Espressione Teatrale tramite la metodologia del DIGITAL STORYTELLING legati alla competenza 8
  • LEZIONI IN PEER TO PEER in lingua su moduli didattici ben definiti

Queste attività, che sarebbero per lo più a costo zero (presupponendo cambi ambientali in zone limitrofe alla scuola, ad esempio presso Orti Botanici o Laboratori Universitari), sono accomunate da Metodologie Attive, cioè che prescindono dalla Lezione Frontale, e da un Approccio per lo più Laboratoriale.

A questo punto la domanda è: come attuarli? Si potrebbe pensare di inserire nel PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa) la possibilità che OGNI DISCIPLINA/MATERIA almeno una volta per trimestre/quadrimestre sviluppi almeno un modulo in maniera non frontale. In qualche modo si “invitano” tutti i docenti a sperimentare attività e metodologie che affianchino (non sostituiscano!) la lezione frontale. In questo scenario, quindi, quale spazio ha il digitale? Ha lo spazio che merita (!), vale a dire quello di strumento. E’ indubbio che molte delle attività proposte si gioveranno in modo più o meno marcato dello strumento digitale (penso all’uso della fotografia digitale in un campo ambientale; all’uso corretto di slides nel caso di una lezione in peer to peer; all’uso di riprese video nel caso di microlaboratori teatrali; etc.), e in tale ambito sarà doverosa da parte del docente una riflessione sul “mezzo” tecnologico adoperato per la singola attività, in altre parole una riflessione “metamediale” che renda consapevole l’uso di uno strumento piuttosto che un altro.

In un contesto di tal genere l’AD avrebbe proposto una reale innovazione didattica nella quale lo strumento risulti trasparente e non invasivo, soprattutto non risulterà mai essere l’obiettivo dell’innovazione, come molti si illudono che sia, ma semplicemente il mezzo per raggiungerla.

In conclusione si invitano i tanti AD, per lo più pieni delle migliori intenzioni, a non perdere il sonno sulla scelta tra Google Apps for Education o altri sistemi affini, quanto piuttosto a concentrarsi sui veri e significativi obiettivi didattici che pertengono al loro ruolo di docente e di intellettuale.

Emiliano Onori

Sul dibattito legato al tema delle Competenze:

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Mi chiamo Emiliano Onori, sono insegnante di italiano e latino e formatore. Vivo nella provincia di Perugia ma insegno in quella di Arezzo. Leggi tutto

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