Proseguiamo la nostra rassegna di Metodologie Didattiche Attive (qui trovate le precedenti) applicate all’Agenda 2030. Stavolta vedremo come organizzare una lezione in Project Work sul goal 9 relativo a Imprese, Innovazione e Infrastrutture.
In sintesi potremmo dire che il Project Work consiste nella realizzazione di un progetto concreto, sia esso un cartellone, un sito, un prototipo, una locandina oppure una analisi dei dati come in questo caso, insomma tutto quello che può essere definito “progetto”. Tale realizzazione segue un periodo di formazione teorica su un tema. Si tratta di una forma di apprendimento che si ispira ai principi del Learning by Doing (Apprendere facendo) e di norma è basato sui seguenti passaggi progettuali:
Come “declinare” dunque i contenuti del sito Agenda 2030 per un buon Project Work. Vediamo un esempio. Poniamo di voler far lavorare gli studenti sul tema della analisi di Imprese, Innovazione e Infrastrutture, chiedendo loro di documentare la loro realtà territoriale mediante un report. Ecco di cosa parliamo:
Cosa intendiamo qui per report? Semplice (almeno a dirsi!), intendiamo un resoconto scritto documentato da materiali reperiti presso agenzie del territorio (conf commercio, sindacati, camere del lavoro, etc.); tale resoconto può prevedere anche interviste, video, foto, sopralluoghi, etc., a seconda delle esigenze del report (a chi è indirizzato? ad un pubblico vaso? avrà un taglio divulgativo? oppure ad un pubblico di specialisti?). Di seguito quindi una scheda operativa:
Idea di fondo: piuttosto che parlare in generale di cosa sia innovazione (troppo spesso abbinata, da studenti e non solo, alla tecnologia digitale), facciamo toccare con mano ai ragazzi l’innovazione delle imprese del loro territorio (oppure l’assenza di innovazione), mediante uno studio sul campo fatto di reperimento di materiali, interviste, foto, video.
Progetto/Prodotto da realizzare: report con dati desunti da fonti ufficiali e certificate, eventualmente corredato da foto, video, interviste, grafici, etc.
Requisiti: aver letto tutti o parte degli articoli sul tema in questione presenti nel sito dell’Agenda 2030 (cioè qui)
Obiettivi Didattici: conoscere in modo approfondito il tema dell’innovazione (in un campo specifico ovviamente)
Obiettivi Trasversali: saper reperire informazioni in contesti reali e trasformarle in divulgazione
Fasi di lavoro in classe: il docente illustra il tema generale all’intera classe e fornisce i primi materiali specifici agli studenti; in seguito indica presso quali agenzie reperire ulteriori documenti
Fasi di lavoro a casa: in gruppo o singolarmente gli alunni leggeranno i documenti proposti e procederanno alle uscite sul territorio. Qui è possibile vedere un altro video utile:
Tempi: per un lavoro di tal genere, ipotizzando una introduzione di circa 30 minuti occorrono dalle 4 alle 5 settimane, specie se effettuato in gruppo. Naturalmente i tempi derivano anche dall’ampiezza richiesta del report (2 pagine, 20 pagine, interviste, video, etc.)
Consegne: report scritto corredato di materiali di supporto e divulgazione in aula (o in appositi incontri con la popolazione)
Valutazione: per la valutazione è possibile procedere con rubric appositamente predisposte oppure tramite elaborato a risposte aperte (o chiuse) sugli obiettivi didattici su esposti
Vantaggi: il vantaggio di un lavoro di questo tipo è innanzi tutto quello di responsabilizzare gli studenti invitandoli ad effettuare uno studio sul campo (o extra aula), momento che non sempre è possibile attuare. In secondo luogo il vantaggio è far comprendere meglio la realtà produttiva in cui vivono. Terzo, non meno importante, farli lavorare in team!
Conclusioni
Questo tipo di approccio allo studio è fortemente “attivo” poichè coinvolge gli studenti a partire proprio dal loro vissuto. La richiesta poi di fornire uno studio non solo utile a loro ma all’intera cittadinanza può essere un elemento motivante.
Per organizzare workshop intensivi o corsi di formazione o su questo tema scrivere a info@designdidattico.com
Emiliano Onori
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Dopo due fortunatissime edizioni, è in partenza la terza edizione del più completo Corso di Formazione Online sullo Storytelling Didattico, realizzato da Emiliano Onori – DesignDidattico per Wikiscuola!
Come per la precedente edizione ecco i punti di forza:
Qui un sintetico video:
Qui invece un video tutorial esteso e completo:
Per informazioni o chiarimenti scrivere a Emiliano Onori info@designdidattico.com o visitare la pagina di Wikiscuola (qui)
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Negli ultimi anni, grazie anche al Piano Nazionale Scuola Digitale, abbiamo assistito ad un proliferare di formazione, il che è un dato tutto sommato positivo. Molta di questa formazione tuttavia è apparsa spesso improvvisata oppure centrata unicamente sulle tecnologie o, peggio ancora, sulle ultime “miracolose” app didattiche.
Questo tipo di approccio ha creato due ordini di difficoltà: ai docenti più esperti nelle nuove tecnologie non ha dato che un elenco di siti web da inserire nei già “affollati” preferiti; ai docenti meno abituati all’uso delle tecnologie ha comunicato la convinzione che il digitale nella didattica sia poco più che una curiosità, se non una distrazione.
Ovviamente ci sono stati e ci sono tuttora ottimi e lungimiranti esempi di integrazione positiva ed efficace, sia nei corsi in presenza che in quelli online.
In questo contributo però vogliamo fornire un approccio diverso (forse non per tutti “nuovo”) alla formazione docenti. Detto in breve: non ci si concentra più unicamente su un aspetto, siano le metodologie, contenuti o tecnologie, ma su tutti contemporaneamente.
Vediamo quali limiti infatti presenta una formazione troppo focalizzata su:
Dunque: quali nuovi scenari? Una possibile “terza via” potrebbe essere l’approccio integrato di: metodologie + contenuti + tecnologie!
Detto in questi termini ovviamente non appare nulla di nuovo, nè vuole essere un uovo di colombo. Tuttavia un approccio di questo tipo presenta una serie di innegabili vantaggi, vediamoli:
Un approccio nuovo, dunque? Forse per molti non lo sarà, ma a giudicare dai commenti che spesso i docenti-corsisti rilasciano al termine di un percorso di formazione, questo approccio tornerà utile a più di un corsista (e forse a più di un formatore).
Ma per essere operativi forniamo un esempio concreto, centrato su #AGENDA 2030 dal tema “Acqua Pulita e Igiene (goal6)
Per chi volesse approfondire questo MODULO SU ACQUA E AGENDA 2030 qui c’è un mio contributo.
Qui invece un mio contributo sulla metdologia PROJECT BASED LEARNING e lingue classiche
Qui un altro mio contributo su FLIPPED CLASSROOM e grammatica inglese
Qui un altro mio contributo su AGENDA 2030 e STORYTELLING
Qui ancora su LINGUE CLASSICHE, PLAUTO e STORYTELLING
Questi dunque erano spunti molto operativi il cui vantaggio, ripetiamo, è quello di fornire una METODOLOGIA chiara, dei CONTENUTI attendibili e verificati e una TECNOLOGIA sostenibile. Naturalmente è possibile organizzare corsi e workshop con tale approccio!
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In alcuni precedenti contributi (clicca qui per vederli) abbiamo visto come implementare Agenda2030 in aula. Oggi vediamo uno degli aspetti più “dibattuti”, vale a dire quello della riduzione delle disuguaglianze (GOAL10, qui un approfondimento), eventualmente da realizzarsi in modalità CLIL . Ecco un breve video introduttivo in inglese che può essere utile:
Come poter dunque far divenire questo argomento un tema sentito e affascinante? Una risposta potrebbe essere: metterlo al centro di un Debate. Il Debate è una metodologia didattica che in italiano potremmo rendere con Dibattito Critico. Si tratta di un confronto dialettico tra due studenti o, meglio, due gruppi di studenti a proposito di un tema dato e concordato, basato sui dati e con tempi rigorosamente stabiliti. La tesi deve essere particolarmente netta (e possibilmente divisiva), ad esempio: “Le disuguaglianze si riducono per forza di legge”, oppure “Le disuguaglianze sono innanzi tutto un problema etico”. I due gruppi saranno “pro” e “contra” tali assunti. Per chi volesse approfondire la metodologia del Debate è possibile visionare questo contributo presente anche al termine di questo articolo oppure consultare la pagina di Avanguardie Educative.
Di seguito un sintetico schema di progettazione dell’attività:
Idea di fondo: piuttosto che ascoltare dibattiti televisivi oppure sostenere opinioni non suffragate da fatti (e purtroppo i social network sono spesso piazze sin troppo superficiali per documentarsi sul tema in questione), gli studenti dovranno prima documentarsi in modo approfondimento sul tema poi sostenere e argomentare una tesi al riguardo (concordata col docente)
Progetto/Prodotto da realizzare: qui non è presente un prodotto materiale, il progetto consiste unicamente nello confronto dialettico tra due gruppi di studenti (e un terzo gruppo che funge da pubblico e/o giudice)
Requisiti: aver letto tutti o parte degli articoli sul tema scelto connesso ad Agenda 2030 (qui un repository)
Obiettivi Didattici: conoscere in modo approfondito il tema delle disuguaglianze (come fonti utilizzare i libri di testo e i documenti dell’Asvis) in particolare concetti come: green economy, sviluppo sostenibile, attività del World Social Forum.
Obiettivi Trasversali: saper lavorare in gruppo; saper selezionare i dati pertinenti per un dibattito; saper organizzare una o più argomentazioni
Fasi di lavoro in classe: il docente illustra il portale e alcuni concetti chiave legati al GOAL scelto
Fasi di lavoro a casa: si leggono i materiali presenti nel portale, si elaborano strategie comunicative
Tempi: per un lavoro di tal genere, ipotizzando dibattito di circa 30 minuti (con interventi da 5 minuti) occorrono dalle 2 alle 3 settimane, specie se effettuato in gruppo. E’ opportuno prevedere una scadenza mediana in itinere per verificare l’avanzamento dei lavori
Consegne: nell’ipotesi in cui il gruppo di lavoro utilizzi risorse esterne al sito Indire, sarà necessario fornire tale documentazione al docente con largo anticipo rispetto alla data del debate
Valutazione: per la valutazione è possibile procedere con rubric appositamente predisposte oppure tramite elaborato a risposte aperte (o chiuse) sugli obiettivi didattici su esposti
Vantaggi: il vantaggio di un lavoro di questo tipo è innanzi tutto quello di parlare sostenendo una tesi mediante dati e numeri. In secondo luogo il vantaggio è quello di confrontarsi con gli altri per elaborare una strategia dialettica e persuasiva. Infine altro vantaggio è esercitare l’ascolto attivo (utilissimo quando si ascolta la squadra “avversaria” per porre eventuali domande)
Suggerimenti:
Qui un Ted Talk sul tema:
E qui invece un approfondimento (sempre in inglese):
Conclusioni
Questo tipo di approccio allo studio è fortemente “attivo” poichè coinvolge gli studenti nella scelta delle argomentazioni da sostenere. La richiesta di documentare ogni affermazione mediante dati reperibili e verificabili consente di riflettere sulla necessaria attività di fact checking e, di conseguenza, invita ad una più ampia riflessione sul tema delle cosiddette fake news.
Da ultimo un breve video che illustra il debate
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Proseguiamo la nostra rassegna di Metodologie Didattiche Attive (qui trovate le precedenti) applicate all’Agenda 2030. Stavolta vedremo come organizzare una lezione in Peer Education (educazione tra pari) sul goal 12 ovvero: Consumo Responsabile. Innanzi tutto due parole sulla Peer to Peer Education, di che si tratta? E’ una metodologia didattica che punta, come dice il nome, alla formazione tra pari. Il docente, in accordo con uno o più studenti, fornisce materiali di studio e approfondimento su un tema, segue tali studenti nel processo di apprendimento, poi li mette in condizione di formare a loro volta i loro pari, tramite strategie varie (dibattiti, lezioni, analisi guidate, etc.). Perchè usare questa metodologia? Essa risulta particolarmente efficace quando si tratta di sensibilizzare gli studenti su tematiche fortemente legate al loro vissuto (abitudini alimentari, dipendenze, bullismo, etc.) poichè è ovvio che un insegnamento, consiglio o divieto che proviene da un pari ha una efficacia persuasiva differente rispetto a quella che potrebbe avere se venisse da un adulto. Se qualcuno volesse approfondire, qui un mio video:
Vediamo quindi come potremmo procedere ad un progetto di peer Education sul tema del Consumo Responsabile (qui link Indire)
Idea di fondo: piuttosto che dare decaloghi agli studenti sul consumo responsabile, facciamoli dibattere coi loro pari (opportunamente formati in merito), di modo da far emergere pregiudizi e false credenze sui consumi più o meno responsabili.
Progetto/Prodotto da realizzare: da parte degli studenti coinvolti e formati dal docente per essere Peer Educator, il prodotto da realizzare potrebbe essere o una presentazione multimediale o un video oppure un debate (dibattito critico). Oppure, nell’ipotesi di coinvolgere più gruppi di peer educator, potrebbe essere utile far progettare loro una vera e propria campagna di sensibilizzazione da far circolare nella scuola mediante: poster, cartelloni, social media, video, etc.
Requisiti: aver letto tutti o parte degli articoli sul tema in questione presenti nel sito dell’Agenda 2030 (cioè qui)
Obiettivi Didattici: conoscere in modo approfondito il tema del consumo responsabile (e non)
Obiettivi Trasversali: saper individuare i propri consumi e quelli degli altri e valutare strategie di cambiamento
Fasi di lavoro in classe: il docente illustra il tema generale all’intera classe e fornisce materiali specifici agli studenti che diventeranno peer educator.
Fasi di lavoro a casa: in gruppo o singolarmente gli alunni leggeranno i documenti proposti, vedranno i video più interessanti, eccone uno ad esempio:
Tempi: per un lavoro di tal genere, ipotizzando una introduzione di circa 30 minuti occorrono dalle 2 alle 3 settimane, specie se effettuato in gruppo. E’ opportuno prevedere un momento di raccordo con gli studenti peer educator per supportarli in eventuali difficoltà incontrate.
Consegne: da parte dei peer educator la consegna può essere un prodotto (campagna di sensibilizzazione, post nei social, meme, video, etc.), da parte degli alunni NON coinvolti come peer educator, la consegna potrebbe essere almeno la lettura e lo studio dei materiali proposti
Valutazione: per la valutazione è possibile procedere con rubric appositamente predisposte oppure tramite elaborato a risposte aperte (o chiuse) sugli obiettivi didattici su esposti
Vantaggi: il vantaggio di un lavoro di questo tipo è innanzi tutto quello di responsabilizzare al massimo gli studenti individuati come peer educator (contrariamente a quanto si pensa, non occorre individuare gli studenti, per così dire, “bravi”, ma magari proprio quelli che di norma si segnalano per rendimenti meno convincenti, in tal modo sentiranno l’onore e l’onere di fare da “insegnanti”)
Conclusioni
Questo tipo di approccio allo studio è fortemente “attivo” poichè coinvolge gli studenti a partire proprio dal loro vissuto. La richiesta poi di divenire loro in prima persona dei “docenti” è senza dubbio motivante!
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Ottime notizie per le scuole che vogliono dedicarsi operativamente a portare in classe i temi di #agenda #2030 e #cambiamento #climatico. E’ di questi giorni la pubblicazione di un PON proprio su “Azioni per il potenziamento delle competenze digitali degli studenti”. Finanziamenti fino a 80mila euro. Si legge dal documento:
Avviso pubblico per la raccolta di proposte progettuali per soluzioni innovative sugli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e approcci innovativi di orientamento alle professioni digitali del futuro nell’ambito del PNSD .
In coerenza con le Azioni #15, #19, #20, #21 del Piano nazionale per la scuola digitale (PNSD) e sulla base di quanto previsto dall’articolo 3 del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 23 ottobre 2019, n. 981, con il presente avviso pubblico si intende individuare, a seguito dell’acquisizione di proposte progettuali, istituzioni scolastiche di riferimento per la realizzazione di azioni per il potenziamento delle competenze digitali e di cittadinanza digitale degli studenti attraverso metodologie didattiche innovative.
Possono presentare la propria candidatura le istituzioni scolastiche del secondo ciclo di istruzione, anche in rete fra loro. Le istituzioni scolastiche del primo ciclo di istruzione, gli istituti omnicomprensivi e i centri provinciali per l’istruzione degli adulti possono partecipare esclusivamente in rete con le istituzioni scolastiche del secondo ciclo, che ricopriranno il ruolo di capofila.
Le istituzioni scolastiche del secondo ciclo possono presentare la propria candidatura, accedendo al SIDI con le credenziali del Dirigente scolastico, tramite l’applicativo “Protocolli in rete”.
La proposta progettuale deve essere compilata e inoltrata in ogni sua parte, a pena di esclusione, entro e non oltre le ore 15.00 del giorno 15 novembre 2019.
Link m_pi.AOODGEFID.REGISTRO UFFICIALE(U).0031518.29-10-2019.pdf
Di seguito alcuni spunti
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Dopo aver visto cosa sia un Webquest proviamo a progettarne uno tramite questa scheda di progettazione
SCHEDA PROGETTAZIONE WEBQUEST (clicca per il download)
Ed ecco le slide dell’intervento
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E’ mia abitudine, in occasione di corsi ma anche convegni e workshop, aprire una “classe” in Edmodo in maniera da poter restare in contatto anche “dopo” l’evento. Ecco quindi il codice (qcqhm7) per la classe di Edmodo creata appositamente per l’evento di Lucca Futura, nel quale mi occuperò di Webquest (teachers matter) e Smartphone, Storytelling, AR e VR (students matter). Consiglio quindi a chi prenderà parte ai miei interventi di iscriversi, ma anche a chi è interessato all’argomento e non avrà modo di venire, siete tutti benvenuti! Naturalmente per prendere parte alla classe è necessario avere un account su Edmodo.
Ovviamente restano in “funzione” anche tutti gli altri canali visibili sotto in firma.
A presto!
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Da qualche tempo ci stiamo occupando della Didattica delle Lingue e Discipline Classiche. Uno dei nostri assunti è stato: a dispetto della innovazione cui è andata incontro la didattica di molte discipline (scienze, lingue, arte, etc.), il modo di insegnare le materie classiche è spesso (non sempre per fortuna!) rimasto pressochè invariato. In particolare per quanto concerne l’insegnamento della grammatica, in misura minore della letteratura e storia.
Oggi vediamo un modo tutto sommato semplice di coinvolgere gli studenti nello studio dei reperti archeologici: la realizzazione di un vero e proprio Museo Virtuale (ecco un esempio sull’arte greca, e qui un secondo esempio), tramite siti web ad hoc (ad esempio www.emaze.com)
Di seguito un sintetico schema di progettazione dell’attività:
Idea di fondo: nello studio del fenomeno storico il reperto archeologico è un dato essenziale, tuttavia è spesso posto in secondo piano tanto nello studio della storia antica quanto in quello delle letteratura. Il dato artistico, o anche solo documentario, è tuttavia fondamentale per comprendere il complesso ambiente culturale del mondo classico.
Progetto/Prodotto da realizzare: si possono prevedere tre soluzioni, a impatto tecnologico crescente; il primo è una semplice presentazione (stile Powerpoint) che illustri alcuni dei reperti archeologici presenti nei libri di testo; il secondo è la realizzazione di un museo virtuale mediante il sito emaze.com (ecco un esempio sull’arte greca, e qui un secondo esempio) o tramite sfogliabile dal sito calameo.com; il terzo è un prodotto ibrido: un cartellone con immagini stampate dei reperti, corredati da QR code che rimandino, ovviamente online, alle descrizioni dei reperti oppure l’utilizzo di app per realtà aumentata (WallaMe). In questo contesto non ci interessano le modalità di realizzazione pratica delle singole proposte. Ecco come potrebbe apparire un lavoro (sull’Impressionismo):
Requisiti: conoscere in modo generale il concetto di reperto archeologico e in modo dettagliato i 4/5 reperti riportati nel progetto (e desunti dal libro di testo)
Obiettivi Didattici: conoscere in modo generale il concetto di archeologia e reperto; conoscere in modo dettagliato i singoli reperti studiati
Obiettivi Trasversali: saper lavorare in gruppo; saper selezionare le informazioni utili ad individuare e “citare” un reperto
Fasi di lavoro in classe: il docente illustra il concetto di archeologia e reperto; mostra i reperti su cui impostare il lavoro
Fasi di lavoro a casa: si elabora un “museo” virtuale mediante una delle forme proposte
Tempi: per un lavoro di tal genere, ipotizzando lo studio di almeno 4/5 reperti occorrono dalle 2 alle 3 settimane, 4 se il lavoro coinvolge l’applicazione dei QR code e/o della realtà aumentata. E’ opportuno prevedere una scadenza mediana in itinere per verificare l’avanzamento dei lavori
Consegne: una delle forme previste: 1. powerpoint 2. museo virtuale online 3. cartellone “aumentato” con QR code
Valutazione: per la valutazione è possibile procedere con rubric appositamente predisposte oppure tramite elaborato a risposte aperte (o chiuse) sugli obiettivi didattici su esposti
Vantaggi: il vantaggio di un lavoro di questo tipo è innanzi tutto quello di focalizzare l’attenzione sul tema archeologico, molto spesso posto in secondo piano sia nello studio della storia che della letteratura; in secondo luogo il vantaggio è far conoscere agli studenti modalità di tagging come i QR code e la realtà aumentata, che sarà sempre più presente anche nel settore Education
Conclusioni
Questo tipo di approccio allo studio è fortemente “attivo” poichè coinvolge gli studenti nella realizzazione pratica di un prodotto, che potrebbero anche aver già visionato online. Avvicinare archeologia a concetti come QR code e realtà aumentata è anche un modo interessante per parlare di valorizzazione “tecnologica” dei beni culturali.
Suggerimenti
Per chi fosse rimasto affascinato dal precedente video (che ritrae un museo virtuale realizzato tramite web app emaze.com) ecco un efficace video tutorial
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Chi ha detto che lo smartphone è solo una fonte di distrazione o, al più, di intrattenimento? Se usato in modo corretto e con le giuste applicazioni (esattamente come i libri!) può diventare un ottimo strumento didattico. Per esplorare alcune potenzialità dello smartphone chiameremo a raccolta proprio gli studenti, a Lucca in occasione di Futura 2019.
Durante il workshop STUDENTS MATTER di venerdì 8 novembre ore 16.00 vedremo una serie di applicazioni didattiche centrate sulla REALTA’ AUMENTATA particolarmente utili e spettacolari, in particolare:
Ad essere invitati saranno gli studenti ma anche i docenti saranno i benvenuti! Ovviamente occorre portare lo smartphone con le APP sopra citate già installate.
Per l’evento è stata anche creata una classe Edmodo (codice: qcqhm7) a cui è facoltativo iscriversi!
Ci vediamo a Lucca!
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