Si organizzano Corsi di Formazione integralmente online su Google Suite for Education. In particolare sugli applicativi più utili ai fini della didattica: Classroom, Drive e Meet. E’ possibile anche organizzare moduli su altre app dell’ecosistema (calendar, youtube, presentazioni, etc.). La durata consigliata per ogni modulo è di 2h e verrà organizzata in modalità laboratoriale. Si possono illustrare anche aspetti utili ali amministratori (gestione utenti, organizzazioni, permessi, dispositivi, etc.)
Per il corso online verrà fornito uno specifico account G Suite (dal momento che i normali account gmail non hanno tutte le funzionalità della versione G Suite Education) del tipo: nome.cognome@dominio.com
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Emiliano Onori
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A quanto pare Google sta davvero ascoltando le richieste dei docenti e sta implementando in tempi record le funzioni ritenute più importanti. Da oggi (31 marzo) è in roll-out per le G Suite scolastiche la funzione più richiesta del momento: il blocco degli utenti esterni nelle videoconferenze su Meet. Fino ad oggi, infatti, chiunque avesse il link della videoconferenza poteva entrare, anche senza il permesso del docente (o comunque di chi aveva creato la stanza di videoconferenza). Questa possibilità, molto utile in ambito aziendale e business, poteva risultare problematica a scuola, molti studenti infatti, anche di altre classi, potevano entrare e creare disturbo alla lezione. Da oggi un utente esterno dovrà essere autorizzato. A quanto pare la nuova funzionalità NON dovrà essere abilitata dagli admin ma sarà attiva di default!
Grazie Google!
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Visto il particolare momento dovuto all’emergenza CoronaVirus, credo che ognuno debba fare la sua parte. Per questo motivo metto a disposizione un supporto ed una consulenza gratuite via mail per impostare nelle scuole (e non solo nelle scuola) una Didattica a Distanza, in termini di infrastrutture, metodologie e soluzioni.
Si darà la precedenza alle richieste inviate dalla mail ufficiale della scuola (codicemeccanografico@istruzione.it) possibilmente dall’animatore digitale. Si tenterà di dare risposta a tutti.
Si richiede massima precisione nell’invio della domanda (per evitare decine di mail utili a capire il contesto), in particolare si chiede
La mail a cui scrivere è info@designdidattico.com
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In questi giorni di emergenza corona virus si intensificano le richieste di attivazione di piattaforme didattiche e di soluzioni “facili e possibilmente economiche” per le scuole. Nulla di male, si direbbe. In realtà queste improvvise richieste nascondono una insidia: credere che una piattaforma (sia essa Google Suite, Micorsoft Office, et al.) si possa allestire in pochi minuti. Nonostante l’indubbia facilità di certe procedure di attivazione (nemmeno lontanamente paragonabili a quelle che molti di noi hanno fatto con moodle et similia molti anni fa), non si può dire che l’implementazione di un learning management system sia immediatissima. E questo non tanto per ostacoli tecnici quanto per resistenze (e spesso incompetenze) degli operatori che dovrebbero usarle: docenti e discenti. Una piattaforma non è una app miracolosa che, al pari di instagram o tik tok, in pochi istanti illude l’utente di padroneggiarla.
Implementare una piattaforma significa formare i docenti, concepire la didattica in altro modo (non basta “elettrificare”), superare noie amministrative, essere competenti su temi come gdpr e privacy e, non ultimo, aver voglia di farlo al di là dell’emergenza del momento.
E allora: come superare l’impasse se non si hanno risorse, tecniche e culturali, per implementare un learning management system? A mio avviso una risposta, ed una risorsa, esiste già nelle scuole, e sono i contenuti multimediali dei libri di testo. Si, i cari libri di testo che oramai da qualche anno dispongono della loro “bella” (e meno “bella”!) controparte digitale.
Al momento non andiamo tanto per il sottile; gli esperti sanno benissimo che in alcuni casi la riduzione digitale dei libri è poco più che una semplice “digitalizzazione”, tuttavia al momento credo possa bastare. Ma perchè usare queste risorse? Ecco alcune risposte:
E allora, prima di avventurarsi in soluzioni improvvisate e probabilmente caotiche, non è forse meglio fare tesoro di quello che già si ha?
Emiliano Onori
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Colgo l’occasione di questi giorni drammatici per riflettere su alcuni aspetti di didattica. In particolare voglio fare riferimento ad un noto sito di informazione scientifica medica (www.med4.care) che, per spiegare la diffusione del CoronaVirus, si serve di un argomento noto ai più (anche solo per antiche reminescenze scolastiche): i mitici “polinomi”.
Cosa fossero e cosa siano nessuno lo sa o, meglio, nessuno o pochi lo sanno spiegare. Anche gli studenti più talentuosi, nel migliore dei casi, applicano una regola o ripetono un teorema senza forse aver chiaro il fortissimo legame con la realtà che tali “polinomi” recano alla nostra esperienza quotidiana.
Ma ecco come vengono “spiegati” (il tema è: come calcolare la potenziale diffusione del virus)
Con l’aiuto di una matematica e i consigli di un gruppo di colleghi abbiamo preparato una potenziale previsione di quanto potrebbe accadere. Sfruttando il metodo dell’interpolazione polinomiale abbiamo tentato di ipotizzare il numero dei contagi futuri nel tempo. Il metodo consiste nel trovare la curva, in questo caso un polinomio, che meglio approssima i dati reali (sul grafico indicati con un pallino). La curva trovata rispetta l’andamento dei dati reali e possiamo quindi estrapolare al di fuori dell’intervallo di interpolazione.
Per maggiori dettagli sul metodo utilizzato https://it.mathworks.com/help/curvefit/polynomial.html
Ora, ad essere sinceri, non è che il quadro “dei polinomi” mi diviene di improvviso “chiaro e distinto”, tuttavia una cosa è certa: sto capendo che questi “polinomi” stanno parlando della mia vita quotidiana (anche al di là del drammatico caso del coronavirus). Questo aneddoto, di cui ancora rendo merito a med4.care, mi insegna alcune cose:
Qui l’articolo completo di med4.care intitolato “è l’ora di reagire” https://www.med4.care/coronavirus-e-lora-di-reagire/
Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare
Sir Winston Churchill
Emiliano Onori
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