Come integrare l’uso di internet in classe? Come poter assegnare delle ricerche online ai ragazzi senza il timore che si perdano nel mare magno della rete? E come rendere i nostri studenti dei veri e propri “ricercatori e investigatori” della rete? Semplice: con la metodologia didattica del Webquest. In breve il Webquest è una ricerca guidata online che può portare, come risultato del lavoro, una relazione, un report, una intervista o un semplice approfondimento.
È una delle metodologie attive più “conservative” nel senso che non richiede un uso avanzato delle tecnologie (occorre unicamente sapere gestire un browser), quindi ben si adatta a tutti quei docenti che non si sentono particolarmente esperti di strumenti 2.0.
Durante il workshop di Futura Lucca di sabato 9 novembre ore 9.00 dedicato ai docenti (TEACHERS MATTER) vedremo passo passo come realizzare un webquest! Vi aspetto! Di seguito il link per iscriversi all’evento tramite eventbrite
Il testo è un ottimo esempio di fotogiornalismo, dal sito leggiamo:
Questo volume propone un percorso utilizzando uno strumento principe della testimonianza diretta: la fotografia. In particolare, quella documentaria e il fotogiornalismo hanno la missione di esercitare il loro sguardo impegnato sui protagonisti dei temi sociali più rilevanti in un mondo contemporaneo sempre più complesso, rintracciandone le storie, di denuncia come di buone pratiche, per condividerle nei media. Certamente la fotografia, da sola, non può cambiare il mondo, ma svolge un ruolo fondamentale, rendendoci testimoni a nostra volta e invitandoci così a riflettere, a non abbassare il nostro sguardo.
Come poter dunque far divenire questo libro una risorsa didattica? Una risposta potrebbe essere: lo Storytelling Fotografico. In breve: per Storytelling Didattico intendiamo quella metodologia di insegnamento che mediante l’utilizzo di storie mira a generare apprendimento. E’ di fatto una delle modalità più antiche di apprendimento, l’uomo infatti da sempre è “immerso” nelle storie e con esse si rappresenta e si forma. La variante dello Storytelling Fotografico consiste in un racconto dove la parte predominante sia quella delle immagini, meglio se scattate dagli alunni direttamente.
Di seguito un sintetico schema di progettazione dell’attività:
Idea di fondo: piuttosto che consultare le immagini altrui gli studenti sono chiamati ad effettuare un semplice “reportage fotografico” del loro territorio, connesso ad uno degli obiettivi di Agenda 2030 (ad esempio: Imprese Innovazione e Infrastrutture oppure Città e Comunità Sostenibili o anche Consumo e Produzioni Responsabili). Il testo su proposto può fungere da ottimo spunto operativo
Progetto/Prodotto da realizzare: book fotografico o reportage (con brevi testi) con immagini da loro scattate. Da realizzare in gruppo (consigliato) o individualmente (sconsigliato) sul modello di quello proposto (per altro, lo ribadiamo, scaricabile gratuitamente in .epub)
Requisiti: aver letto tutti o parte degli articoli sul tema scelto connesso ad Agenda 2030, avere (possibilmente!) qualche cenno di fotografia
Obiettivi Didattici: conoscere, anche per linee generali i temi degli argomenti sopra suggeriti (Imprese Innovazione e Infrastrutture oppure Città e Comunità Sostenibili o anche Consumo e Produzioni Responsabili), (opzionale) i rudimenti basilari della fotografia
Obiettivi Trasversali: saper lavorare in gruppo; saper selezionare i dati in base al territorio; conoscere gli uffici territoriali; conoscere le problematiche di privacy connesse all’uso delle fotografie (liberatorie, diritti d’autore, diritti di possesso)
Fasi di lavoro in classe: il docente illustra il portale e alcuni concetti chiave legati al GOAL scelto (ad esempio: Città e Comunità Sostenibili)
Fasi di lavoro a casa: si leggono i materiali presenti nel portale, si effettuano sopralluoghi per le foto che si realizzano in una o più riprese
Tempi: per un lavoro di tal genere, ipotizzando un reportage piuttosto semplice (8/10 fotografie) occorrono dalle 2 alle 3 settimane, specie se effettuato in gruppo. E’ opportuno prevedere una scadenza mediana in itinere per verificare l’avanzamento dei lavori
Valutazione: per la valutazione è possibile procedere con rubric appositamente predisposte oppure tramite elaborato a risposte aperte (o chiuse) sugli obiettivi didattici su esposti
Vantaggi: il vantaggio di un lavoro di questo tipo è innanzi tutto calare nel proprio territorio un tema che spesso viene avvertito come estraneo e lontano. In secondo luogo un altro vantaggio è far comprendere come lo smartphone (col quale prevedibilmente gli studenti realizzeranno le foto) possa avere anche interessanti valenze didattiche e documentarie. Infine altro vantaggio è la possibilità di esprimersi mediante un linguaggio (la fotografia) normalmente escluso dalla prassi didattica ma ormai onnipresente nell’esperienza quotidiana degli studenti
Conclusioni
Questo tipo di approccio allo studio è fortemente “attivo” poichè coinvolge gli studenti a partire dalle fasi di progettazione del reportage fino a quelle di realizzazione. Inoltre la richiesta di documentare il proprio territorio mette gli studenti nella condizione di “vivere” un contenuto didattico che altrimenti sarebbe “astratto” e forse persino “estraneo”. In altre parole: “creatività” e “vissuto” rendono questo approccio didattico di certo diverso da quello legato alle tipologie didattiche trasmissive.
Da ultimo un breve video che illustra il testo in questione:
Per organizzare workshop intensivi o corsi di formazione su questo tema scrivere a info@designdidattico.com
Gli eventi Futura continuano ed il 7, 8, 9 Novembre sbarcheranno a Lucca! Nella tre giorni avremo modo di parlare di Metodologie Didattiche Attive come il Webquest (Teachers Matter) e di Didattica con lo Smartphone, Digital Storytelling, App, Realtà Virtuale e Aumentata…e molto altro!
Nei prossimi giorni i dettagli dei miei tre interventi di venerdì e sabato!
Come insegnare in modo innovativo e possibilmente coinvolgente le discipline classiche? I modi sono molti, specie quando si parla di quel tesoro di testi che è la letteratura antica. Questa volta vedremo una delle metodologie didattiche più coinvolgenti per i ragazzi, vale a dire lo Storytelling, ed una delle sottotipologie più diffuse: l’intervista impossibile!
Innanzi tutto: cosa è in due parole lo Storytelling Didattico? E’ una metodologia didattica attiva che mira a insegnare e a far apprendere mediante il racconto di storie. Se ci pensiamo essa è la forma più antica di apprendimento, sia a livello individuale (tutti noi da bambini abbiamo appreso alfabeto, stagioni, colori tramite brevi storielle o filastrocche narrative) sia a livello storico e collettivo, l’uomo infatti ha da sempre (o quasi!) sentito il bisogno di raccontare. Ma perchè raccontiamo? Le risposte sono infinite, potremmo dire che raccontiamo per sentirci “accolti” dentro una comunità; il racconto è come una “coperta” che ci protegge dal caos dell’ignoto. Sapere di iscriversi dentro un orizzonte di senso ci dà sicurezza. Per paradosso (ma nemmeno troppo) potremmo persino azzardare a dire che noi esistiamo “prima” come racconto (il desiderio di noi da parte dei nostri genitori) che come realtà biologica (la nostra nascita fisica), e continueremo ad esistere anche “dopo” il termine della nostra esperienza biologica, sempre come “racconto-ricordo” presso i nostri posteri. In altre parole quanto Heidegger diceva a proposito del linguaggio (noi siamo “parlati” dal linguaggio, non “parliamo”), potremmo dirlo anche a proposito della narrazione: noi siamo “immersi” nelle narrazioni.
Bene, come trasformare tutto questo in esperienza didattica? Attraverso una delle tante sottospecie di Storytelling vale a dire l’intervista impossibile (nel nostro caso a Plauto, ma ogni autore di cui ci sia una sufficiente antologia può andar bene). Vediamo subito una scheda operativa:
Idea di Fondo: piuttosto che far ripetere, più o meno meccanicamente, agli studenti una serie di informazioni apprese dal libro di testo (e se va bene dall’antologia in lingua), si chiede loro di raccontare una storia (in questo caso nella forma di intervista) che abbia al suo interno i contenuti appresi. Non quindi un racconto/intervista di pura invenzione, al contrario una storia che abbia come vincoli i nodi concettuali che riteniamo importanti di un autore, di un’opera, di un fenomeno. Sgombriamo quindi il campo dal pregiudizio che lo Storytelling sia una sorta di generica, improvvisata ed ingenua esperienza di scrittura più o meno creativa; si tratta al contrario di un testo che, a dispetto di una certa libertà “letterale”, nasconde un controllo e un attento riferimento ai testi antologici. In altre parole vogliamo raggiungere i medesimi risultati (conoscenza del profilo artistico-letterario) della didattica tradizionale, mediante però un tragitto diverso (e ci si augura meno noioso!)
Requisiti: conoscere il profilo di Plauto con particolare riferimento a 3/4 nodi concettuali che il docente ritiene fondamentali
Obiettivi Didattici: conoscere concetti: concetto di contaminatio, eredità del modello comico greco, fissità dei personaggi, tipo di comicità, impianto degli intrecci. Saper rintracciare tali concetti nell’antologia proposta. Riformulare tali concetti sotto forma di intervista all’autore (o, perchè no, ai suoi più noti personaggi)
Obiettivi Trasversali: lavorare in gruppo, effettuare ricerche online (in caso di brani antologici non presenti nel libro di testo), scegliere materiale iconografico (in caso di corredo di immagini), usare editor di testi (online e/o non), rispettare le consegne, lettura espressiva
Fasi di lavoro in classe: scegliere (insieme al docente) un brano antologico nel quale sia presente uno dei contenuti richiesti (concetto di contaminatio, eredità del modello comico greco, fissità dei personaggi, etc.), elaborare una domanda la cui risposta sia la spiegazione, in termini sintetici e non specialistici, del concetto scelto (e.g. “Sig. Plauto, come mai le sue trame sono, perdoni la franchezza, tutte uguali? E non le sembra di aver ecceduto un pò troppo nel plagio…ehm…nell’imitazione dei suoi modelli greci?”)
Fasi di lavoro in gruppo a casa: realizzare l’intera intervista proseguendo il lavoro iniziato in classe. Eventualmente corredare l’intervista di un sintetico corredo iconografico (3/4 immagini). Eventualmente registrare in forma di podcast l’intervista stessa
Tempi: i tempi dipendono dai temi che i ragazzi devono “rintracciare” dall’antologia e quindi dalla lunghezza presunta dell’intervista (per esperienza servono almeno 3 cartelle). Visto lo studio tendenzialmente autonomo della letteratura, si consiglia un lavoro di gruppo
Vantaggi: un lavoro di questo tipo presenta diversi vantaggi: i ragazzi devono comunque confrontarsi con una selezione di nodi concettuali che in ogni caso avrebbero dovuto studiare ed apprendere (in tal senso lo Storytelling non è una forma di diminutio); la restituzione dei contenuti avviene in una modalità meno formale rispetto a quelle tradizionali, quella cioè dell’intervista, ed in tal senso lo studio della letteratura latina può fungere da rinforzo alla tipologia testuale dell’articolo di giornale. Da ultimo: se si affianca alla redazione del testo anche una serie di espansioni come: reperimento di immagini, pubblicazione online, aggiunta di audio, allora le competenze di natura trasversale possono decisamente essere incoraggiate o rinforzate.
Spunti ed ispirazioni: Visto che la forma “intervista impossibile” può risultare nuova a più di un docente, di seguito alcune “celebri” interviste.
Una delle metodologie attive più utili e coinvolgenti è la didattica cooperativa (cooperative learning), specie quando è abbinata ad un tipo di consegna come il “compito di realtà”, ancor più se tale compito consiste nella realizzazione di una infografica. L’infografica è una rappresentazione, grafica e insieme numerica, di un fenomeno più o meno complesso. Negli ultimi anni le infografiche si sono enormemente diffuse, e di pari passo si sono moltiplicati i siti che permettono di realizzarle (i più noti: visual.ly, infogr.am, piktochart, easel.ly e molti altri).
Ecco un esempio di infografica sul consumo di cibo spazzatura:
Come è possibile vedere, il potenziale comunicativo di una infografica è di gran lunga superiore a quello di un semplice grafico:
Ma come portare tutte queste innovazioni (coop learning, compito di realtà, infografica) in classe? Di seguito alcune semplici indicazioni su un lavoro connesso proprio al junk food (cibo spazzatura). Partiamo con una scheda di progettazione:
Idea di fondo: piuttosto che leggere agli studenti una serie di documenti e dati su cibo spazzatura, forse è maggiormente formativo far realizzare loro una “campagna promozionale sui corretti stili alimentari” mediate l’uso di infografiche. Questo approccio può definirsi attivo poichè, dopo aver appreso i contenuti essenziali, i ragazzi dovranno dare spazio anche alla loro creatività mediante la costruzione di un documento multimediale convincente, accattivante e scientificamente fondato
Obiettivi Didattici: conoscere concetti come calorie, apporto nutrizionale, dieta, etc.; saper interpretare dati
Obiettivi Trasversali: saper reperire online informazioni credibili e verificabili; saper lavorare in gruppo (ascolto attivo); saper comunicare tramite i dati visuali (infografiche)
Metodologia impiegata: apprendimento cooperativo
Tipologia di compito e prodotto da realizzare: compito di realtà con infografiche, titolo “I corretti stili alimentari negli adolescenti”
Fasi di lavoro in classe: il docente illustra il tipo di lavoro, la metodologia e accenna le basi del tema indicando bibliografia e sitografia (online molte sono le risorse in merito).
Fasi di lavoro a casa: in gruppo gli studenti prima apprendono i contenuti poi progettano una campagna informativa e infine la realizzano (mediante infografiche)
Tempi: per un lavoro di tal genere occorrono dalle 2 alle 3 settimane, specie se effettuato in gruppo. E’ opportuno prevedere una scadenza mediana in itinere per verificare l’avanzamento dei lavori
Valutazione: per la valutazione è possibile procedere con rubric appositamente predisposte oppure tramite elaborato a risposte aperte (o chiuse) sugli obiettivi didattici su esposti
Vantaggi: il vantaggio di un lavoro di questo tipo è innanzi tutto lavorare in gruppo ad una consegna fortemente connessa al vissuto degli studenti. Altro vantaggio è apprendere la tecnica della comunicazione mediante dati (visual storytelling e infografiche)
Consigli e materiali. Di seguito un interessante video su cosa siano le infografiche
Altro contributo da Rizzoli sulle infografiche: “Pensare in un mondo di immagini”
Qui invece un tutorial di Zanichelli su come creare infografiche
Questo tipo di approccio allo studio è fortemente “attivo” poichè coinvolge gli studenti a partire dalle fasi di progettazione del compito fino a quelle di realizzazione. Inoltre la richiesta creare una campagna informativa è già di per sè un compito sfidante. In altre parole: “creatività” e “vissuto” rendono questo approccio didattico di certo diverso da quello legato alle tipologie didattiche trasmissive.
Come insegnare in modo innovativo e possibilmente coinvolgente le discipline classiche? I modi sono molti, specie quando si parla di quel tesoro di testi che è la letteratura antica. Questa volta vedremo una delle metodologie didattiche più innovative degli ultimi anni vale a dire la Classe Capovolta, applicata all’Inno a Venere del poeta latino Lucrezio.
Ma prima di tutto: cosa si intende per Flipped Classroom (Classe Capovolta)? Si tratta di una metodologia didattica attiva che capovolge la tradizionale impostazione didattica di spiegazione (in classe) e compiti (a casa). Mediante l’ausilio di brevi video (o comunque di materiali, possibilmente multimediali, agili e chiari, non quindi il libro di testo!), gli alunni approfondiscono a casa un tema, sul quale poi sono chiamati a lavorare in classe. In altre parole: qui il docente interviene nel momento di massimo bisogno degli alunni, vale a dire l’applicazione pratica di quanto studiato. Per approfondire questa metodologia è possibile trovare in rete tantissimi riferimenti sulla flipped classroom, oltre che un attivissimo gruppo facebook in merito.
Ma vediamo ora come insegnare le discipline classiche, nel caso di oggi la letteratura latina, tramite questo metodo di insegnamento e apprendimento. Ecco una scheda di implementazione relativa a Lucrezio ma applicabile ad ogni altro argomento, purchè si disponga di video didattici chiari e sintetici:
Idea di Fondo: piuttosto che spiegare in classe un determinato (e breve) argomento per poi risentirlo l’indomani, si assegna ai ragazzi un video didattico (o altro materiale possibilmente multimediale) da seguire a casa. In classe, dopo aver verificato che tutti (o quasi!) abbiano visionato i materiali ed eventualmente studiato sul libro di testo, si procede a lavorare su un testo *non* analizzato nel video didattico. L’obiettivo è chiaro: provare a far confrontare gli alunni con un argomento non totalmente nuovo, ma di cui hanno avuto una spiegazione tramite video didattici. In questo modo non chiediamo loro semplicemente di *ripetere* un testo *noto* ma di applicare ad un testo *non noto* quanto appreso. Il capovolgimento consiste in questo: qui l’insegnante aiuta gli alunni nel momento dell’applicazione pratica di quanto appreso (cosa che non potrebbe fare nel momento degli esercizi a casa).
Obiettivi Didattici: conoscere le principali tematiche dell’Inno e saper effettuare l’analisi metrica e stilistica del brano
Obiettivi Trasversali: lavorare in gruppo (nell’ipotesi in cui in lavoro in classe venga svolto in gruppi, si consiglia gruppi di due per un lavoro di tal genere)
Fasi di lavoro in classe I: introduzione sintetica del tema e del lavoro da svolgere (non la spiegazione dell’Inno)
Fasi di lavoro in gruppo a casa: seguire il video e prendere nota dei passaggi essenziali per iscritto (è fondamentale infatti scrivere, almeno per sommi capi, quanto visto, altrimenti c’è il rischio di una visione passiva del contributo didattico)
Fasi di lavoro in classe II: dopo aver brevemente verificato la comprensione dell’Inno a Venere proporre un *altro* testo sempre di Lucrezio da analizzare (consiglio: l’elogio di Epicuro). In questa fase sarebbe opportuno far evidenziare ai ragazzi analogie e differenze rispetto all’Inno a Venere, vale a dire rispetto
Tempi: qui occorre suddividere. All’incirca: 15/20 minuti di introduzione del tema e del tipo di lavoro in classe dal docente; almeno 30 minuti per la visione del video a casa e relativi appunti; almeno 60 minuti per il lavoro in classe su un testo diverso da quello del video, di questi 60 minuti almeno 20/30 sarebbe opportuno dedicarli alla condivisione di quanto svolto in classe
Vantaggi: un lavoro di questo tipo presenta diversi vantaggi: innanzi tutto il docente affianca gli alunni nel momento più complesso vale a dire l’analisi di un testo letterario; in secondo luogo i ragazzi lavorano insieme (il lavoro cooperativo può essere svolto a casa, di certo è consigliabile in classe). Da ultimo si veicola l’idea che la rete è anche un enorme deposito di materiali didattici di qualità, non solo un luogo di svago e intrattenimento.
Svantaggi: inutile nasconderci: la classe capovolta, come tutte le metodologie, presenta anche svantaggi; il primo è che gli alunni che non abbiano connessione web a casa potrebbero non seguire il video, in tal caso occorre fornire loro il contributo via pendrive (scomodo), e comunque anche in questo caso devono disporre di un computer. In secondo luogo i ragazzi che non abbiano visionato il video a casa, molto difficilmente potranno giovarsi del lavoro in classe. Questo secondo punto è tuttavia comune ad ogni didattica, se non si lavora a casa, l’attività in aula risulta impoverita o, in alcuni casi, incomprensibile.
Spunti ed ispirazioni: Di seguito alcuni spunti per non lasciare da “soli” (!) gli insegnanti che vogliono sperimentare le prime volte questa metodologia. Il primo sito è weschool e tutta la relativa raccolta di contributi su Lucrezio (cliccare sull’immagine)
Questo video invece è dedicato alla lettura metrica del testo lucreziano:
Ed infine uno spunto da un bel testo di Ivano Dionigi “Quando la vita ti viene a trovare”, dedicato a Seneca e Lucrezio:
Conclusioni: Cosa dire infine? La metodologia della classe capovolta è senza dubbio interessante ed utile Richiede gruppi classe piccoli, una buona connessione ad internet e la disponibilità a formarsi su video didattici. E’ molto indicata per spiegare concetti precisi, diventa più dispersiva per contenuti di ampio respiro (i cui video avrebbero una lunga durata).
Per organizzare workshop intensivi o corsi di formazione o su questo tema scrivere a info@designdidattico.com
Come trasformare le storie per i bimbi in narrazioni digitali?
Come sviluppare la creatività dei più piccoli a partire da immagini online?
E come tenere traccia dei numerosi disegni e cartelloni che tutti i giorni si realizzano a scuola?
A queste e ad altre domande è possibile rispondere mediante il digital storytelling. Di che si tratta? Il digital storytelling è una metodologia didattica che vuole insegnare tramite la narrazione e tramite le storie.Se ci pensiamo, infatti, le storie sono state le nostre prime risorse educative. Abbiamo imparato l’alfabeto con le storie, abbiamo appreso i numeri tramite personaggi e filastrocche e abbiamo noi stessi insegnato attraverso le narrazioni.
Con semplici e gratuiti strumenti online è possibile creare da zero storie interattive oppure trasformare le nostre storie (e, perchè no, anche i disegni su carta dei nostri bimbi) in storie digitali, da consultare online oppure da scaricare per una lettura offline.
A tale scopo si organizzano corsi espressamente ritagliati sulle esigenze dello storytelling per la scuola dell’infanzia e primaria.
DURATA: A scelte delle scuole oppure da 25h da strutturarsi in 12/14/16h frontali, 6h di approfondimento personale con materiali forniti, 6h di ricerca/azione in classe e documentazione delle attività. Il numero di ore può comunque essere variato in accordo con la Scuola o Rete di Ambito secondo le specifiche esigenze.
PERIODO: da novembre 2019
ARTICOLAZIONE: modalità “workshop” intensivo in 2gg oppure modalità “corso” con incontri settimanali e/o mensili
SEDE: quella indicata dalla Rete di Ambito.
ARGOMENTI: lo storytelling come metodologia didattica attiva; creare storie a partire da immagini; creare storie a partire da trame; creare storie animate; documentare (in digitale) le storie su carta; documentare tutto il processo didattico mediante siti ad hoc; caricare i lavori in piattaforme online protette studiate appositamente per i più piccoli.
LOGISTICA: è richiesta un’aula con connessione ad internet e proiettore
PARTECIPANTI: data la modalità laboratoriale si consiglia un numero massimo di 20/25 corsisti.
Proseguiamo la nostra rassegna di attività didattiche da svolgere in modalità BYOD (bring your own device cioè porta il tuo dispositivo) con un breve spunto didattico da realizzare con:
smartphone
bot di Zanichelli via messenger (richiesto account facebook)
…curiosità per il lessico italiano!
L’attività è molto semplice. Zanichelli mette a disposizione nella propria pagina un chatbot al quale sarà sufficiente ricevere un nostro messaggio via messenger recante la parola di cui vogliamo sapere il significato. Ad esempio: che cosa è un chatbot?
Ecco la risposta che otterremo:
chatbot
chatbot – sostantivo
“Chatbots are the new apps,” said Microsoft’s CEO Satya Nadella earlier this year.
Google has announced that it has acquired chatbot technology outfit API.AI in a bid to challenge Facebook and Microsoft.
It took less than 24 hours for Twitter to corrupt an innocent AI chatbot.
Forse ricorderete di aver sentito parlare, la scorsa primavera, del chatbotdi Microsoft di nome Tay progettato per somigliare a una ragazza in grado di chattare con un essere umano. Il bot è stato zittito poche ore dopo il lancio perché gli utenti di Twitter gli avevano insegnato a fare commenti razzisti e misogini.
Un chatbotè un software creato per simulare una conversazione, specialmente sul web. Senz’altro in casa Microsoft si sta già lavorando a una nuova versione che non solo sarà insensibile agli scherzi umani ma probabilmente somiglierà a noi in maniera impressionante. Nel frattempo l’azienda di Redmond ha lanciato un altro bot, Murphy, che crea fotomontaggi in base alle domande degli utenti del tipo ‘What if…’, ovvero ‘supponiamo che’: ‘What if Donald Trump was the Pope?’ Ah, meraviglie della tecnologia!
Origini del termine
Chatbot, formato dalla fusione di chat o chatter e bot, forma abbreviata di robot, fu coniato negli anni Novanta.
Le implicazioni didattiche sono molteplici (sempre a patto di avere un account facebook), ma soprattutto potremmo far capire ai ragazzi che lo smartphone, con le app giuste, può divenire un ottimo strumento di lavoro!
Per organizzare workshop intensivi o corsi di formazione o sul’uso didattico delle app per smartphone scrivere a info@designdidattico.com
Un grande Benvenuto a tutti i nuovi iscritti alla newsletter di DesignDidattico. Riceverete una mail ad ogni nuovo articolo relativo per lo più a: #news, #eventi, #metodologie didattiche e #formazione.
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Si organizzano Corsi e Workshop su Didattica 2.0 e Metodologie Attive, in particolare sulle seguenti priorità strategiche:
· Competenze digitali e nuovi ambienti per l’apprendimento;
· Valutazione e miglioramento;
· Didattica per competenze e innovazione metodologica;
· Integrazione, competenze di cittadinanza e cittadinanza globale;
Gli interventi, concordati e progettati con le scuole, avranno sempre un approccio laboratoriale e non frontale e/o teorico.
ARGOMENTI POSSIBILI: Flipped Classroom, Google Apps for Education, Problem Based Learning, Cooperative Learning, Peer to Peer, Blog Didattico, Lim, Debate, Content Curation, Social Network, BYOD (Bring Your Own Device), Coding e Pensiero Computazionale (Unplugged e con Pc).
MODALITA’: Workshop intensivo (1 o 2 giorni, 8h/12h/16h) oppure Corso di Formazione (8h/12h/16h in 3/4 incontri)
PREREQUISITI: Uso della posta elettronica, Connessione ad Internet, Videoproiettore
OBIETTIVI: Attivare percorsi di didattica attiva e laboratoriale basata su problemi e apprendimento cooperativo.
TEMPI: Workshop da 8h/12h/16h o Corso di Formazione da 8h/12h/16h in 3/4 incontri pomeridiani
SEDE: è possibile tenere il corso o presso sedi di scuole o di centri di formazione, richiesta connessione web e videoproiettore
LOCALITA’: è possibile organizzare in workshop nella sede delle scuole