Si organizzano Corsi e Workshop, per scuole e reti di ambito, su Cooperative Learning & Peer to Peer.
Gli interventi, concordati e progettati con le scuole, avranno sempre un approccio laboratoriale e non frontale e/o teorico.
MODALITA’: Workshop intensivo (1 o 2 giorni, 8h/12h/16h) oppure Corso di Formazione (8h/12h/16h in 3/4 incontri)
PREREQUISITI: Uso della posta elettronica, Connessione ad Internet, Videoproiettore
OBIETTIVI: Attivare percorsi di didattica attiva e laboratoriale basata su problemi e apprendimento cooperativo.
TEMPI: Workshop da 8h/12h/16h o Corso di Formazione da 8h/12h/16h in 3/4 incontri pomeridiani
SEDE: è possibile tenere il corso o presso sedi di scuole o di centri di formazione, richiesta connessione web e videoproiettore
COSTI: equiparato ai corsi pon
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INFO E CONTATTI
Emiliano Onori (docente e formatore)
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Come far entrare Internet nella didattica in modo guidato e non caotico? In che modo implementare l’uso dei motori di ricerca tramite tecniche avanzate? Con quali modalità abilitare l’uso dello smartphone? E infine: tutto questo, con quale scopo didattico?
La metodologia didattica del Webquest risponde a tutte queste domande in modo serio e allo stesso tempo semplice e accessibile. In sintesi si tratta di un approccio didattico basato su
A tal proposito si organizzano Corsi di Formazione, Seminari e Workshop da 8/12/16h per scuole e reti di ambito. Verranno trattate le principali tecniche che permettono l’implementazio in classe del Webquest. Nessun prerequisito avanzato richiesto.
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Approfondimenti sul Webquest
Emiliano Onori
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Internet è ormai da anni entrata a pieno diritto nelle aule scolastiche e questo ha cambiato e sta cambiando in maniera epocale la scuola e il mondo della formazione. Ormai l’aula non è che una delle tante agenzie formative presenti sul territorio. Tuttavia l’ingresso della rete nelle nostre vite è stato rapidissimo e caotico, pertanto anche il suo impiego con finalità didattiche è spesso scoordinato e poco verificato. In altre parole suggerire oggi agli studenti di effettuare una ricerca “in internet”, come un tempo si chiedeva una ricerca “nell’enciclopedia” è una pratica tanto usuale quanto maldestra, poichè i confini della rete sono sterminati ed il docente non può avere il controllo (nè effettuare la verifica) dei materiali in essa presenti.
Come fare dunque? Come far lavorare i ragazzi in modo critico e coerente in rete, senza per questo esporli (ed esporci) ad una messe sconfinata di materiali la cui autorevolezza è spesso non verificabile, ancorchè in apparenza indiscutibile? Il webquest è una possibile risposta. Di che si tratta? Semplice: il webquest è quella strategia didattica che invita gli studenti ad effettuare ricerche in rete sulla base di soli materiali forniti e vagliati dal docente, seguendo un ordine composto da sei passaggi:
Questo il protocollo suggerito da Bernie Dodge, ideatore nel 1995 del webquest (qui un approfondimento) e questi i possibili esiti e prodotti in uscita di un webquest:
Altra caratteristica importante del webquest è quella di sottoporre agli allievi problemi il più possibile autentici e concreti, di modo da immergerli in un processo di formazione “situato”. In un prossimo contributo vedremo i “Paradigmi Pedagogici” che stanno alla base del Webquest.
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In un precedente contributo abbiamo illustrato il Webquest come strategia didattica (clicca qui). Ora vediamo i paradigmi pedagogici coinvolti dal webquest. Essi sono essenzialmente due:
Dunque il Webquest non è affatto un approccio “debole” dal punto di vista pedagogico, piuttosto cerca di portare in classe i benefici specialmente dell’Apprendimento per la padronanza. Ed è proprio su questo punto, così caro a Bloom, che è opportuno fare qualche riflessione.
La scuola di oggi, specie la secondaria di secondo grado, è spesso vittima dei tempi. Tempi stretti per effettuare le verifiche, tempi stretti per terminare il programma (!), tempi stretti per partecipare al progetto, tempi stretti per rientrare nel pon di turno. Tutto questo si ripercuote nella qualità dell’insegnamento e, cosa ben più grave, in quella dell’apprendimento. Se anche vogliamo mettere in dubbio, come da più parti (e con buone ragioni), la teoria delle intelligenze di Gardner, non possiamo nasconderci che, quanto meno, ogni alunno ha i suoi tempi di apprendimento.
Sicchè in un regime affrettato e uniformato, solo un piccolo gruppo di studenti potrà avere soddisfazione didattica, una buona parte rischia di arrancare o comunque di non apprendere, un numero non esiguo è forse condannato al fallimento. Questo non possiamo permettercelo. Naturalmente il Webquest non elimina il rischio, tuttavia lo diminuisce creando un ambiente di apprendimento più elastico, capace di venire incontro ad un numero considerevole di alunni, agendo ad esempio sui tempi delle consegne. Questi, di norma, non sono mai estremamente ravvicinati rispetto alle spiegazioni ma, basandosi su tipi di lavori complessi ed articolati, danno agli studenti tempistiche più ampie, numerabili in settimane e non in giorni.
In un prossimo contributo vedremo non solo il ruolo giocato dalle tecnologie nel Webquest (ruolo piuttosto marginale) ma anche il tipo di valutazione idoneo alla metodologia in questione.
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Uno degli aspetti che meno viene considerato nel dibattito tra Animatori Digitali e Team Innovazione è l’educazione ai “Nuovi Media”. Presi dagli ultimi ritrovati tecnologici, dai più recenti (e non sempre utili) gadget e app presenti in rete, corriamo il rischio di non interrogarci su aspetti ben più profondi e significativi connessi al ruolo delle nuove tecnologie. Ecco, ad esempio, una serie di questioni profonde che le cosiddette “nuove tecnologie” potrebbero suscitare:
Questi non sono che alcuni aspetti, tra i più rilevanti credo, che le nuove tecnologie ci impongono di discutere; occorre convincerci del fatto che non siamo (per lo più) educati all’uso di certi strumenti, non dominiamo determinate conseguenze (basti pensare ai recentissimi quanto luttuosi fatti di cronaca), e non ne prevediamo gli effetti nè a breve nè a lungo termine.
Se dunque noi adulti ed educatori siamo così poco esperti del problema, come possiamo pretendere che i nostri studenti siano utenti consapevoli ed equilibrati? A tal proposito credo che una delle azioni più urgenti, dal punto di vista culturale e politico prima che tecnico, che gli Animatori Digitali ed i Team dell’Innovazione possono sponsorizzare (e anche discutere se ne hanno competenza) sia quella di:
Pertanto invito tutti i colleghi Animatori a non preoccuparsi solo e soltanto di tematiche povere e insignificanti (come l’implementazione dell’ultima app per tablet) o meramente tecniche, ma li esorto ad innalzare il livello, culturale e politico, del dibattito in oggetto favorendo quanto prima e quanto più possibile l’educazione ai nuovi media.
In prossimi contributi in merito verranno date indicazioni operative e soggetti competenti da coinvolgere per progetti ad hoc.
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Con grande piacere e soddisfazione si comunica l’inizio della collaborazione tra DesignDidattico e il noto portale di informazione e approfondimento Nòva 24 (http://imparadigitale.nova100.ilsole24ore.com/) del Sole24Ore.
Qui il primo contributo legato alla metodologia didattica del Webquest
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Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di Media Education. Di cosa si tratta? Una breve definizione potrebbe essere: “il processo di insegnamento e apprendimento centrato sui Media”. Ma cosa significa più nel dettaglio? Potremmo dire, con David Buckingham, che si tratta di un “processo finalizzato a potenzialità di accedere, analizzare, valutare, produrre messaggi in tutti i formati di comunicazione” (internet, certo, ma anche radio, tv, fumetto, fotografia, disegno, illustrazioni, etc.). Media Education, dunque, non vuol dire solo “internet” o “smartphone”, ma riguarda un campo molto più ampio di saperi, competenze ed abilità.
Per quale motivo la Media Education dovrebbe divenire una assoluta priorità per le nuove (e non solo!) generazioni? Una prima risposta, tutta interna al mondo scuola, è perchè il Ministero della Pubblica Istruzione ancora non la inserisce al centro del Piano Nazionale Scuola (Digitale) e Formazione Docenti. In luogo, ad esempio, di addestramenti tecnici all’uso di device (penso a stampa 3d, visori, lim, tablet, etc.?). Ma al di fuori del vasto ecosistema scuola, ci sono altri motivi che dovrebbero rendere urgente e prioritario l’interesse per la Media Education. Vediamoli per ora in sintesi:
In un successivo contributo vedremo aspetti come: Media Literacy, Competenze di Media Education, Curricolo e molto altro.
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A partire da martedì 5 settembre 2017 si terrà presso Istituto Comprensivo Assisi 3 di Petrignano un corso di formazione sulla Media Education dal titolo “Verso un Curricolo degli Apprendimenti”.
L’obiettivo del corso è introdurre l’educazione ai media e favorire l’uso consapevole e critico degli strumenti di comunicazione, digitale e non, mediante un approccio laboratoriale che elabori strumenti e prassi da implementare in tutto il curricolo scolastico. La Media Education, quindi, non più come progetto episodico ma come elemento caratterizzante del curricolo degli apprendimenti.
Il corso avrà una durata di 13h frontali per i docenti dell’infanzia e primaria, e altrettante per i docenti del quarto-quinto anno della primaria e secondaria di primo grado. La durata complessiva (progettazione, creazione materiali, sperimentazione in aula e accompagnamento post-corso) sarà di almeno 25h.
Il corso sarà tenuto Emiliano Onori.
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In data 6-7 settembre 2017 si terrà presso ISISS Luciano dal Cero a San Bonifacio (VR) un workshop intensivo sulla Flipped Classroom organizzato dall’Istituto Comprensivo Caldiero “A. Pisano”
Il workshop avrà una durata complessiva di 12h frontali divise in due momenti (4h pomeridiane 6 settembre, 4h mattutine 7 settembre più 4h pomeridiane nella medesima giornata) e avrà lo scopo di illustrare le potenzialità didattiche delle metodologie didattiche attive di cui la Flipped Classroom rappresenta un ottimo modello. La metodologia capovolta verrà illustrata dal punto di vista sia teorico che pratico. Il workshop avrà un approccio laboratoriale.
Le due giornate formative saranno tenute da Emiliano Onori.
Il corso sarà certificato ai fini della formazione docenti per un totale di 25h (di cui 12 frontali e le restanti computate come studio individuale, preparazione materiali, sperimentazione in aula).
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